Due sono le peculiarità di pregio di questa Casa: la prima, il notevole panel di risotti, addirittura ventritrè ventisette, da quelli più tradizionali (alla milanese, alla zucca) fino a preparazioni assai più ardite come arancio e timo, oppure curry peperone zafferano e peperoncino. La seconda, una straordinaria passione per il vino che porta il patron a girare per piccoli produttori e portarsi a casa a volte anche l’intera produzione di etichette inusuali, di raffinata e competente selezione.

Dunque una mattonella morbida alle verdure prima di due assaggi del piatto forte: proprio bello il risotto champagne e fegato d’oca, che rileva la maturità e l’acidità del vino in giustapposizione al dolceamaro del fegato, manteca tirata ed elegante, cottura profonda ma perfettamente au point. Commendevole la cura del chicco rispettato fino a renderlo quasi sgranato per meglio apprezzare la qualità di Carnaroli ricercata da produttori locali. Meno entusiasmante ma ugualmente intrigante quello con fegatini, Tropea e fagiolini verdi che nell’esecuzione pur mirabile palesa un amalgama meno brioso.
Tra i molti secondi un’opulento piatto di rognone con cipolla rossa e cestino di trippa: eppure nemmeno troppo saziante, reso plausibile dalla mano di Delfina che si occupa della cucina.
E’ un locale dall’eleganza sobria, ovattata, saldamente ancorata ad una tradizione ristorativa che non esiste quasi più: nessuna spettacolarizzazione, sussurri attorno ai tavoli, e attenzione anche ai dettagli.
Si fa chiamare trattoria, ma della trattoria conserva l’amore per il cibo e il vino, il tocco di lombardità è schietto e sincero.