Ci viene subito da pensare a Hemingway, le sue storie, al sole di Cuba e ai suoi profumi, per non dire sapori. Un locale a Milano, a poca distanza dai Navigli, dove la cultura Cubana viene riscoperta e rinventata dall’amore di un italiano. Qui il mojito non si beve, si respira. Il locale porta con sé i segni di 25 anni di storia e sopratutto di storie. Pareti coperte dalle firme, dalle dediche, dalle poesie e canzoni degli avventori, foto, locandine, disegni, magliette, sigari: ricordi. L'arredamento insomma non è da locale "piacione", ma semplice, autentico come la gente che lo frequenta e che frequenta il porto di Cuba. Il Mojito, è inutile dirlo è quello vero, quello di Cuba; con il succo e non la spremuta di lime, quello con lo zucchero di canna raffinato e non grezzo, quello con il rhum bianco e non quello scuro, quello con l'aggiunta di soda. Quello che si berrebbe alla Bodeguita del Medio all’Havana.

Nel menù, tra i ‘platos de carne’ segnaliamo il ‘filete imperial a al cubana’, filetto di manzo alla griglia con salsa criolla, riso bianco e insalata e la ‘vaca frita’ carne di manzo saltata con riso bianco e yuca. Invece tra i ‘platos de mariscos’ i ‘camarones borrachos’, ovvero gamberoni in padella aromatizzati oppure impanati in leggera pastella, i ‘camarones orly’.

Due le iniziative che il locale organizza a favore di un approfondimento culturale del contesto: una mostra/concorso fotografica su Cuba, aperta a tutti; e un vero e proprio festival latino-americano, programmato per il primo week-end di ottobre.

Tra le curiosità all'ingresso dal giovedì al sabato troviamo Eduardo Marquez, un torcedor, un vero artista del tabacco. La sua funzione è duplice; una puramente artistica per trasformare il tabacco in colore e realizzare magnifici dipinti che potete osservare su molte pareti del locale; e poi una puramente umana: realizzare al momento un sigaro intrecciando, come solo i cubani sanno fare, le varie foglie di tabacco in un ordine prestabilito.