C'è chi torna dopo due anni da Barcellona e apre un locale con in mente quelli che animano la rambla: ti prendi una cosa da bere ed esci a gustartelo, entri in un altro e così via. Libertà, allegria, una bella passeggiata (chissà mai che la nuova area pedonale di Corso Sempione...) entri ed esci senza selezione alla porta, camicia d'obbligo e sorriso di plastica, bevi e via....
Paolo ci ha provato, inaugurandolo a fine maggio 2004 e gli ha dato un nome che non stona assolutamente con il locale: Kitsch, sostantivo tedesco, significa "oggetto di cattivo gusto" e in effetti è questo l'effeto che probabilmente fa ai tanti (purtroppo!) avventori dei molti locali della zona con buttafuori alla porta e incartapecoriti all'interno. Perchè il Kitsch è freddo all'apparenza, con neon rosa, il cerato sui pavimenti (!), il bianco siliconato sul bancone, ma caldo se impari a guardare oltre l'apparenza, perchè il calore lo trasemttono gli avventori e i gestori, non solo gli arredi. E' un contrasto estetico eccentrico con le architetture signorili, razionali, severe della zona. E' un contrasto umano con i locali modaioli e "mi spiace siamo pieni" che trovate attorno. E' "naturale", senza tante menate nell'arredo e quindi nella gestione e nelle gente che ci trovate.
Detto questo, il locale non è molto ampio, è aperto tutti i giorni dalle 18.30 alle 2, fa un happy hour con buffet (cocktail a 6 euro poi...sempre 6 euro!) ed è pensato per tutti. Musica di sottofondo dalla house alla lounge, comunque "easy listening", se vi piace; e se non vi piace, nessun problema, l'ingresso è libero, il parere pure.